Quando dire no è rispetto per le proprie esigenze e non rifiuto della proposta di chi abbiamo di fronte.
Ho imparato a dire no.
Non da tantissimo, lo ammetto, ma mi sono liberata dell'idea che dire "no" faccia del male all'altro.
Sarà che ho passato metà della mia esistenza a pronunciare dei sì per i motivi più inutili:
per sentirmi importante
per non deludere qualcuno
per fare un gesto "buono"
perchè socialmente era richiesto
per sentirmi amata
o ancora...
per sentirmi parte di un gruppo
per fare felice qualcuno (..che sotto sotto poi, forse, a quel qualcuno poco fregava...)
per essere la brava bambina, studentessa, figlia, amica ecc.
per vergogna di dire "no"
per avere un credito verso gli altri che mi sarei giocata nel futuro nel caso avessi avuto bisogno (e vi svelo che non ha mai funzionato).
Quanti "sì" gettati via, quante delusioni e quanta amarezza ho raccolto. Ma ho decisamente imparato la lezione che dire "no" può anche essere salutare oltre che per me anche per chi mi sta di fronte, che il no è riferito alla proposta e non alla persona, che quel rifiuto magari apre ad una riflessione o ad una alternativa.
Che quel "no" mi rende umana perchè non mi va sempre di accettare tutto, mi sento più rispettata e meno scontata ma soprattutto mi rendo conto che ho più attenzione verso le mie esigenze.
Anche perchè, chi più di me deve rispettare me?!
Parimenti accolgo più facilmente i rifiuti da chi mi sta intorno perchè comprendo che dietro a quel monosillabo forse c'è tutto il mondo che ho appena raccontato per me.
E ora ti chiedo: quanti sì hai pronunciato nella tua vita che, sotto sotto, sarebbero stati dei no?
E quanto ascolti le tue necessità profonde?